venerdì 15 maggio 2015

Eternità estense


La Reggia di Sassuolo, a cui ho accennato nei giorni scorsi, rappresenta l’opera maggiore di artisti minori: è bella ma poco nota, quindi scarsamente visitata. Ieri sono stato all’abbazia di San Polirone, in S. Benedetto Po, dove c'è la situazione opposta: essendo l’opera minore di un artista maggiore (Giulio Romano) è anch'essa bella e poco visitata. A metà strada tra le due località vi è la Galleria Estense di Modena, che assomma entrambe le caratteristiche: vi abbondano opere minori di artisti maggiori (Velazquez, Bernini, El  Greco, Veronese, Correggio ecc.) e opere maggiori di arti minori. Il risultato è un ottimo museo poco visitato. In altre parole, tutti e tre i siti offrono l'opportunità di una visita lenta, contemplativa e proficua.

La Galleria Estense è piena di pezzi unici. Uno recentemente ripescato dai depositi, in previsione dell'imminente riapertura dopo tre anni di lavori, è l’Aion-Phanes orfico-mitraico che si potrà osservare all’ingresso. Aion è connesso all’eternità, Phanes alla luce.

L’unione di due divinità rende questo bassorilievo unico. Per tutto il Rinascimento è stato il prototipo delle raffigurazioni di Phanes. L’opera sembra appartenere a un tempo e una mentalità così remoti che potrebbe anche non essere mai più ben compresa. In questo blog ci limitiamo a osservarla con la Quarta Via.

Partiamo da un presupposto: una divinità rappresenta la proiezione di caratteristiche (anche potenziali) dell'uomo: pertanto, l'Aion-Phanes verrà qui considerato come un certo tipo di "uomo".

Quest'ultimo sta in piedi tra i dodici segni zodiacali, ovvero i vari tipi di influssi celesti che possono agire su di lui. Agli angoli destri vi sono volti giovanili, specchiati da volti più maturi a sinistra. Sarebbero personificazioni dei venti, come suggeriscono la posizione e le ali tra i capelli. Soffiando verso il centro, manifestano l’idea degli influssi che raggiungono l’uomo; allo stesso tempo, dividono il bassorilievo in una parte anziana e una giovane: tutto ciò che vi è in mezzo potrebbe essere la vita, tra i due poli gioventù/vecchiaia. Al di sotto, un’epigrafe può essere il nome dell’offerente, ma anche no: Felix Pater, il Lieto Padre.

L’uomo è prigioniero del serpente, che gli impedisce ogni movimento: nel cerchio-prigione degli influssi (le leggi) celesti, l'essere umano è una macchina che funziona automaticamente. 

Zoccoli e ali indicano che egli è allo stesso tempo animale e celeste. Il fuoco da cui sorge, rovesciato, gli illumina la testa: l'energia della vita lo sostiene allo stesso tempo nutrendo (ribaltata) i suoi centri superiori. La luna è alle spalle, come qualcosa di domato.

Tramite la Quarta Via, vediamo questa figura come un uomo incarcerato, ma allo stesso tempo capace di attingere l’eternità (Aion). La torcia che regge è l'unica parte che si spinge oltre il cerchio dello Zodiaco, fuori dal tempo. A questo punto, l'Aion-Phanes di Modena sembra l’esemplificazione di una famosa espressione di Quarta Via: Diventare immortali nei limiti del sistema solare

Le origini della Quarta Via sono misteriose: forse con questo bassorilievo siamo nei paraggi di una delle sue fonti.

Così la neve al sol si dissigilla;
così al vento nelle foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.

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