martedì 22 settembre 2015

Andare al cinema, secondo Gurdjieff


Gurdjieff era capace di trattare i bambini come adulti e gli adulti come bambini. Ai primi assegnava esercizi di attenzione, dei secondi diceva spesso che erano fermi all'età infantile. Per conseguenza, un adulto può trarre profitto da un esercizio gurdjieffiano assegnato a un bambino. Eccone uno contenuto in The Gurdjieff Years di Louise March, buon testo di Quarta Via non tradotto in italiano.

"Gurdjieff mi chiese di insegnare a Michel [de Salzmann] a contare in tedesco, poi gli disse: 'Adesso puoi andare al cinema, ma non stare semplicemente seduto a guardare. Conta in tedesco dentro di te, da uno a dieci e poi al contrario. Eins, zwei, drei...'".

Si tratta di un esercizio di divisione dell'attenzione. Alfred Richard Orage ne descrisse uno simile, evidentemente appreso dal Maestro armeno: fissare la lancetta dei secondi di un orologio, contando dentro di sé da uno a dieci e poi al contrario, per qualche minuto; una volta acquisita padronanza dell'esercizio, aggiungere la ripetizione silenziosa del verso di una poesia.

Esaminiamo l'esercizio assegnato a Michel de Salzmann: esso è preciso ("Devi lavorare in modo preciso con qualcosa di preciso", diceva Gurdjieff). I numeri sono diversi e non vanno detti a caso, né sempre allo stesso modo. Inoltre, la lingua deve essere straniera. Per ripetere una simile successione di parole, abbiamo bisogno di usare attenzione: questo sforzo impedisce di perderci nella visione del film. Come disse Madame de Salzmann (madre di Michel): "Solo una forza volontaria può liberarmi dal potere di una forza involontaria". Sembra qui in atto la divisione dell'attenzione tra due centri: l'emozionale, connesso alla visione delle immagini, e l'intellettuale.

A un altro bambino, Paul Beekman Taylor, Gurdjieff raccomandò di essere consapevole del respiro mentre parlava, sottolineando che la forza del discorso derivava dalla capacità di respirare correttamente. Anche qui siamo di fronte a una divisione dell'attenzione, stavolta tra il centro motorio (il respiro) e quello intellettuale (le parole). 

Sempre la De Salzmann ha detto: "Quel che è necessario in noi ... è creare un'energia più attiva, capace di resistere alle influenze circostanti ... Se l'attenzione non viene diretta su qualcosa in modo cosciente, viene sottratta". Fare attenzione sembra dunque un modo di soddisfare il primo requisito del Lavoro: evitare le perdite di energia. Grazie all'attenzione, nei centri inferiori viene fatto ordine, ponendo fine al loro funzionamento scorretto che "ci impedisce di fare uso dei centri superiori" (Gurdjieff). Conseguentemente, anche ciò che stiamo facendo ci viene meglio.

"Questo Lavoro riguarda lo sviluppo della consapevolezza. La luce della consapevolezza cura molte cose errate." (Nicoll)

Non sappiamo se quella sera al cinema Michel de Salzmann, che all'epoca aveva sette anni, si sia divertito. Sappiamo però che prima di morire diresse per undici anni, unico tra i figli di Gurdjieff, la Gurdjieff Foundation, ispirando quindi il cammino di centinaia di persone.


Vien dietro a me, e lascia dir le genti: 
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti.

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